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Chang Cheh, elaborando un proprio stile personale nella realizzazione così splatter dei suoi wuxapian, si fece pioniere di un modo di interpretare questo genere che non aveva precedenti nell’Hong Kong degli anni Sessanta. E lo stesso discorso vale per Hokuto no Ken: sebbene uscì all’inizio degli anni Ottanta, cioè circa quindici anni dopo che il sanguinario Devilman e il violentissimo Uomo Tigre avevano già ampiamente detto la loro in termini di contenuti forti ai limiti dell’esagerazione, la saga di Kenshiro fece un ulteriore passo in avanti, aggiungendo alla crudeltà dei contenuti una spettacolarità della violenza fino ad allora mai incontrata nel mondo dell’animazione.
L’AUTORE: Giorgio Mazzola (Palermo,1983) ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne (la cui tesi ha ispirato questo volume) e la laurea specialistica in Rappresentazioni Audiovisive e Multimediali – Storia e Teorie del Cinema (con una tesi sul regista d’animazione giapponese Kon Satoshi), presso l’Università degli Studi di Torino, entrambe con il Professor Dario Tomasi. Collabora attivamente con il portale www.clubghost.it nel quale si occupa di cinema e animazione; e con il portale dell’azienda nipponica e-talentbank (http://www.e-talentbank.co.jp) per il quale scrive di cinema giapponese e pubblica vignette umoristiche.