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E così, da una costola dei Goblin (periodo Profondo Rosso e quindi Cinevox), ritornano (questo il verbo giusto) i Cherry Five che avevano già pubblicato l’album omonimo tempo addietro e quest’anno si cimentano con la complessa opera dal titolo Il Pozzo Dei Giganti. Un lavoro coraggioso, composto all’atto pratico da tre tracce di cui la titletrack sfiora i 25 minuti e la seconda traccia è una suite scomposta in quattro parti, come tradizione di genere insegna. Il concept è incentrato sul viaggio tra inferno, purgatorio e paradiso toccandone i vari effetti emotivi ma sempre inserendoli in un ambito fortemente progressive. I richiami a quella scena degli anni 70 sono fortissimi, dalla teatralità dei Genesis alle ambientazioni dei King Crimson passando per il ben presente hammond (ed altri effetti) dell’epoca. Così la titletrack rappresenta una profonda immersione nelle sonorità prog rock settantiane, cambiando ritmi ma creando un continuum che fa scorrere la traccia con una facilità incredibile. Pregiati gli assoli e i passaggi in cui i singoli strumenti escono fuori, mai in forma egocentrica ma sempre al servizio di una composizione teatrale e molto artistica; negli ultimi tre minuti il sound diventa più pesante, i riff diventano stoppati per poi fagocitare alcune influenze doom, spettrali, rendendo il tutto più complesso. (da “http://www.rockgarage.it/”)