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“Il corpo” è l’ultimo tassello della trilogia di Luigi Scattini iniziata con “La ragazza dalla pelle di luna” (1972) e proseguita con “La ragazza fuoristrada” (1973) tutti magistralmente orchestrati dal maestro Umiliani. Cinematograficamente, siamo dalle parti di una commedia noir erotica che ha parecchi punti in contatto con pellicole come “Ossessione” o “I diabolici” e gioca molto sul rapporto tra Enrico Maria Salerno e la sensuale Zeudi Araya. Inevitabilmente, la musica di Umiliani tende a preferire atmosfere jazz e funk, dominate da organo Hammond e wah wah – tipiche di certi film e, soprattutto, della metà degli anni anni Settanta – che si alternano a ballate strumentali languide e quasi “sleazy”.
Della prima categoria, quella che ci ricorda la dimestichezza di Umiliani con le atmosfere jazz, fanno parte “Hard times”, “Stream” e “White sand”, mentre “In the end” e “Free life” rievocano immediatamente spiagge di sabbia immacolata, corpi nudi stesi al sole ad asciugare e bollenti scene erotiche. Una colonna sonora che fa della malinconia – ma anche della tensione e del dramma – il suo punto di forza e chiude degnamente la trilogia erotica di Scattini.