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Gli anni Settanta segnano il declino della Hammer e della Amicus, le due case di produzione che, fino a quel momento, detenevano le maggiori quote di mercato dell’horror britannico. Mentre negli Stati Uniti (e anche in Italia) l’orrore gotico sta lasciando il posto a paure ben più quotidiane e feroci, in Inghilterra i vampiri e la creatura di Frankenstein imperversano ancora sul grande schermo, almeno agli inizi del decennio. Anche perché il paesaggio è sempre quello dei castelli, della nebbia nelle vallate e nella città, delle case disperse nella brughiera. Poi anche il cinema horror inglese si rinnova, si contamina con il thriller e l’erotismo, lo slasher e il film catastrofico.
Nell’horror inglese degli anni ’70 convivono due anime: quella che ha il volto, malefico e tormentato, di Christopher Lee e Peter Cushing e quella che raccontano i nuovi registi Robert Fuest e Pete Walker, gli sceneggiatori Brian Clemens e David McGillivray. Un terrore ancora un po’ astratto e compiaciuto, figlio di paure inconsce individuali anziché collettive, che questo libro racconta e analizza, minuziosamente con una panoramica che svaria dalla serie A alla serie B alle produzioni più improbabili. Sotto la forma classica di un dizionario, raccogliendo più di cento schede, Alberto Pallotta e Andrea Pergolari vi guidano in un viaggio nell’horror paradossalmente divertente e per certi versi ancora inesplorato.
Cover di Giorgio Finamore.