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Sugata Sanshiro, i sette samurai, Zatoichi e Bruce Lee. Ma anche Sonny Chiba e Iko Uwais, Jason Bourne e la sposa di Uma thurman e Quentin Tarantino. Come è cambiata la rappresentazione delle arti marziali al cinema dai primi film di samurai ai kung-fu Movie degli anni Settanta? Che ruolo hanno giocato i mutamenti immaginario occidentale successivi attentato alle torri gemelle? Cosa c’entrano tsukamoto shin’ya, David Mamet, Johnnie To e Koreeda Hirokazu con l’etica delle arti marziali? In un momento in cui stili di combattimento come la capoeira brasiliana e il taekkyeon coreano (antenato del taekwondo) vengono inseriti nella lista unesco dei “patrimoni orali e immateriali dell’umanità”, il libro traccia un percorso attraverso generi, film, attori e autori che delle discipline di lotta hanno saputo cogliere il valore storico e antropologico, non solo spettacolare. Non una guida e men che meno un dizionario, ma il tentativo di coniugare la consapevolezza derivata da pratica e studio delle arti marziali con una nuova idea del cinema d’azione.