€ 25,00
Esaurito
Il cinema fantastico spagnolo conta circa duecento titoli, molti se si considera che è stato a lungo soffocato dalla repressione ideologica della dittatura cattolico-militare di Franco. Gli archetipi fondamentali e le ossessioni tipiche dell’horror si sono imposti in Spagna solo all’inizio degli anni ’60, quando all’estero si erano già concluse altre esperienze parimenti legate al sovrannaturale (dall’espressionismo tedesco ai monster movies della Universal Pictures, dal gotico romantico della Hollywood anni ’40 alla fantascienza francese del dopoguerra, alla paranoica science-fiction americana degli anni ’50) e mentre facevano irruzione nel panorama cinematografico internazionale altri «fantastici» non meno importanti: l’orrore all’italiana, la rinascita anglosassone della Hammer Films, il terrore messicano, per non citarne che alcuni. Si può individuare un denominatore comune e fondamentale nel cuore di questo cinema: la crudezza, declinata in varie modalità. Il putrido, il deforme, l’immondo, l’osceno, il sordido, tutte forme dell’immorale, che trova un terreno privilegiato nella interazione tra sessualità e morte, tra desiderio e castigo, tra peccato e penitenza. La crudezza rifulge nel feticismo cinefilo e letterario di Jesús Franco, nelle revisioni dei miti classici a opera di Paul Naschy, nelle creature dell’oltretomba di Amando de Ossorio, nel femminismo omicida di Vicente Aranda, nell’intellettualità di Jorge Grau, nelle collaborazioni con maestri italiani del livello di Mario Bava e Riccardo Freda. E poi nella serie B all’americana di Juan Piquer, nella morbosità di Eloy de la Iglesia, nell’esoterismo lascivo di José Ramón Larraz, nell’impeto giovanile di Alex de la Iglesia e di Alejandro Amenábar, per citare solo alcuni dei cineasti che Aguilar mette a confronto in questo libro che è un’imperdibile guida per avvicinarsi a un genere tra i più affascinanti di una delle cinematografie europee emergenti.